Con l’avvento delle temperature più basse (Gennaio-Febbraio) aumenta il rischio di precipitazioni nevose. La neve porta con sé una serie di problematiche, la cui più comune è senza dubbio l’alta probabilità per il prato di contrarre il fungo conosciuto come marciume rosa invernale (Microdochium nivale).
Cosa è
Si tratta di una malattia fungina che si sviluppa tipicamente su tappeti erbosi di Agrostis stolonifera, Festuca arundinacea, Lolium perenne, Poa pratensis e Poa trivialis durante il periodo invernale, quando la superficie è sottoposta a periodiche coperture nevose o durante periodi caratterizzati da basse temperature e pioggia. I sintomi si manifestano con macchie circolari che hanno dimensioni comprese tra 10 e 30 cm di diametro, di colore chiaro o biancastro. Un anello di colore rosa o rosso-brunastro presente sul bordo esterno della macchia è indice dell’attività del patogeno, mentre le foglie infette all’interno si arrotolano e perdono turgore. Il centro della macchia può nuovamente vegetare, e quindi vengono a formarsi degli anelli.
Fattori che influenzano lo sviluppo malattiaIl patogeno risulta più attivo quando si susseguono precipitazioni nevose a disgeli e quando si verificano piogge abbondanti e nebbie con temperature al di sotto dei 10°C. Una crescita fogliare eccessiva e l’accumulo di feltro sono i fattori che maggiormente ne stimolano lo sviluppo. Altre cause che contribuiscono alla diffusione della malattia sono la scarsa capacità di drenaggio del suolo, il movimento d’aria limitato, inadeguati livelli di potassio, eccesso di concimazioni azotate autunnali ed un traffico frequente. Il patogeno può anche svilupparsi sotto alle foglie degli alberi che rimangono sul tappeto erboso per lunghi periodi durante il tempo freddo e umido. La malattia tende a regredire con temperatura dell’aria superiore a 16° C e la ripresa vegetativa del prato.
Mezzi agronomiciE’ necessario cessare la somministrazione di azoto circa 25 giorni prima che si verifichino le prime gelate invernali e continuare ad effettuare i tagli in autunno finché la crescita fogliare non si arresta completamente. Questa pratica impedisce che un accumulo eccessivo di vegetazione favorisca lo sviluppo del patogeno.
E’ buona norma migliorare il drenaggio superficiale, ridurre al minimo il traffico, eliminare gli accumuli di feltro ed arieggiare regolarmente le zone che sono state colpite dalla malattia in passato. Si potano gli alberi e si rimuove la vegetazione indesiderata che impedisce il movimento dell’aria e durante l’autunno e l’inverno si asportano spesso foglie ed altri detriti dal tappeto erboso che non è coperto dalla neve.
Nelle regioni in cui è prevista una copertura nevosa prolungata, si consiglia di adottare misure per ridurre al minimo la durata del manto nevoso. Si possono erigere barriere o prevedere nella progettazione dell’area delle piante in luoghi strategici per prevenire accumuli eccessivi. Evitare il traffico sul tappeto erboso ricoperto dalla neve, in quanto la neve compattata si scioglie più lentamente e può accentuare i danni del patogeno.
Il recupero del tappeto erboso è abbastanza scarso e lento quindi, nel caso di attacchi particolarmente virulenti, è necessario prevedere una trasemina.
Mezzi chimiciDove si verificano abbondanti precipitazioni nevose si può contribuire a contenere la malattia con un trattamento preventivo; altrove si applicano fungicidi alla comparsa dei primi sintomi. I principali principi attivi impiegati per la difesa del Microdochium nivale (registrati per tappeti erbosi in Italia) sono prochloraz e propiconazolo a dosi di etichetta.
Dott. Filippo Lulli
Turf Europe