PERCHE’ L’ESTATE CI METTE COSI’ ANSIA?
Con l’estate la gestione dell’acqua è senz’altro più difficile e meticolosa. Le evidenti condizioni di caldo ne determinano un consumo superiore e soprattutto continuo. E gli impianti d’irrigazione sono sollecitati, così come la nostra fantasia e volontà di “accondiscendere” le esigenze delle piante e dare loro acqua. E poi acqua. E ancora acqua…
Tendenzialmente vige il concetto quasi universale che durante l’estate i cicli irrigui debbano essere giornalieri perché altrimenti l’erba muore.
Ma se ci soffermiamo un attimo a ragionare, possiamo immediatamente capire che non è così. La natura è perfetta. Sempre. Certamente durante le sollecitazioni estive si verificano condizioni di stress, ma abbiamo visto sparire dalla faccia della Terra le graminacee da tappeto erboso dopo estati torride e secche come quelle del 2017? O peggio ancora (per chi si ricorda) quella del 2003?.

E la risposta è no. Anche durante quei periodi si sono mantenute attive le funzioni vitali con prati comunque sani e performanti.
Quindi si può pensare con ragionevolezza che esistano dei meccanismi naturali di regolazione interna delle piante e dell’intero ecosistema che ci vengono in soccorso nei momenti più critici.
E dobbiamo anche pensare che la selezione e la tecnica varietale è già intervenuta da diverso tempo in direzione di un ampliamento delle caratteristiche di difesa e di resistenza delle piante stesse.
Certamente i consumi d’acqua durante l’estate aumentano perché accresce il fenomeno dell’evapotraspirazione (dissipazione d’acqua attraverso l’evaporazione dal terreno e traspirazione da parte dei vegetali).
Ma dobbiamo capire e fare nostro il concetto che tali impieghi non sono fatti così a caso, ma sono sempre frutto di un equilibrio dinamico che si autoregola ogni giorno.
E che cosa dobbiamo fare noi, operatori, per cercare di collaborare nella manutenzione di quest’equilibrio, tipico di ambienti sani e robusti?
Noi non dobbiamo fare altro che assecondare tali consumi e cercare di ripristinare le quantità d’acqua perse attraverso i fenomeni sopra descritti.
Ma questo non si ottiene eseguendo irrigazioni giornaliere con bassi volumi d’acqua “perché così l’erba è sempre bagnata”.
In questo modo creiamo semplicemente le condizioni per lo sviluppo delle patologie fungine e, anzi, lavoriamo nella direzione ostinata e contraria per distruggere l’equilibrio naturale delle cose.
Noi dobbiamo restituire la quantità d’acqua consumata attraverso poche (in termini di numero) e abbondanti (in termini di quantità) irrigazioni.
Non facciamoci prendere dallo scoramento e dalla paura. L’erba si sa difendere da sola! E sa anche regolare il proprio consumo d’acqua. Gli operatori più attenti avranno sicuramente notato l’assottigliarsi delle foglie con l’arrivo del caldo e della siccità (minori siti di traspirazione), avranno certamente verificato l’ispessimento delle pareti cellulari (foglie più dure) e avranno constatato l’assenza di emissione di rugiada e di essudati fogliari la mattina.

Il nostro compito quindi consiste nel coadiuvare le piante nello sviluppo radicale e nella loro volontà e capacità di esplorazione del substrato di coltura.
Questo lo possiamo fare con l’irrigazione, con le pratiche agronomiche e con la gestione nutrizionale dei tappeti.
Il nostro obiettivo “dichiarato” deve diventare quello di riuscire a portare i cicli irrigui su terreni sabbiosi in piena estate a frequenze ogni 2-3 giorni, mentre su terreni pesanti possiamo arrivare ad intervalli anche di una settimana!
Diverso è il discorso della termoregolazione con il controllo nei confronti di shock da caldo attraverso la pratica del syringing (vd. articoli precedenti). In questo caso, sì, le bagnature sono giornaliere, ma l’acqua fornita attraverso i semplici 2-3 minuti dati un paio di ore prima dell’arrivo delle ore più calde della giornata, evapora praticamente in maniera immediata, non arrivando al suolo, non fornendo elemento liquido utile per rifornire la soluzione circolante, agendo semplicemente come “abbassatrice” della temperatura.
Il titolo del breve scritto vuole essere perciò una provocazione: d’estate DOBBIAMO cambiare il regime idrico che siamo soliti mantenere e spingerci verso una gestione dei prati dove anche le piante stesse abbiano un ruolo determinante e primario nella manutenzione del giardino. Noi dovremmo arrivare al concetto che dobbiamo creare un individuo che si mantiene da solo e che, nei momenti di bisogno, ha già creato le proprie scorte e la propria capacità di reagire agli stress.
In prevenzione e nei momenti di picco delle difficoltà, in relazione ai consumi ed alle necessità idriche, ci viene poi in soccorso la tecnologia attraverso una serie di referenze di grandissimo interesse ed utilità: si apre, per queste situazioni, il capitolo degli agenti umettanti (chiamati anche tensioattivi o surfattanti), argomento trattato poco tempo fa, elementi e tecnica dove Bottos ha prodotto dei grossi investimenti commerciali, ritenendo il loro utilizzo la nuova formula e filosofia per il risparmio dell’acqua e per l’impiego corretto ed economico della medesima.