PULIZIE DELLE FOGLIE E PRATI ALL’OMBRA
Durante l’autunno i prati si preparano ad affrontare i rigori invernali accumulando carboidrati di riserva e cercando di aumentare la propria massa radicale. Per fare questo hanno bisogno di sole e luce per massimizzare il rendimento della fotosintesi clorofilliana ed utilizzare al meglio le risorse presenti nell’ambiente.
Questi sono i principali motivi per cui è necessario avere una superficie sempre pulita e libera dai residui di taglio grossolani, soprattutto in questo periodo.
Ma in autunno le piante caducifoglie perdono la propria vegetazione che cade a terra e ricopre la superficie impedendo il passaggio dei raggi del sole e rendendo difficili e “costosi” tutti i processi fisiologici dei vegetali. Oltretutto con la formazione di rugiada mattutina e con l’accumulo di umidità sul terreno, le foglie si appiccicano tra di loro e formano una coltre spessa e impenetrabile. Le foglie accatastate sulla superficie diventano oltretutto estremamente scivolose e pericolose per i fruitori del giardino.

Occorre quindi provvedere alla loro rimozione meccanica, con trinciature, spazzolature, soffiature e asporto per ristabilire i giusti equilibri fisiologici del prato e per permettere il passaggio della luce solare.
Oltretutto questa pratica permette anche la corretta gestione dell’evapotraspirazione con il movimento dell’acqua in eccesso dal suolo e dalle piante all’atmosfera, situazione non possibile con la presenza delle foglie che creerebbero una barriera impenetrabile con potenziale sviluppo di agenti patogeni, di marciumi, di eccessiva presenza di lombrichi e di moria delle piante.
Le foglie raccolte possono poi essere utilizzare per la formazione di utile compost per la ripresa della biofertilità di orti e giardini.
Inoltre, la scarsa luminosità è una delle fonti di formazione del muschio che interrompe l’uniformità del prato e causa un ulteriore successivo problema di ristagno idrico.
Riprendendo il concetto espresso in apertura dell’articolo, durante l’autunno si deve provvedere all’accumulo dei carboidrati di riserva per la vita delle piante. Ma il calare della luce (diminuzione del fotoperiodo) e l’abbassarsi del sole all’orizzonte, comportano una maggiore esposizione dei tappeti erbosi all’effetto ombra. Tutto questo anziché apportare un primo beneficio al prato, ne comporta un maggior sforzo vegetativo in quanto esso deve ampliare il proprio tasso di crescita per aumentare l’altezza e la superficie fogliare al fine d’intercettare più luce. Il rischio diventa addirittura opposto alle necessità delle piante, snaturando il prato, allungandolo, diradandolo e riducendo di conseguenza lo sviluppo dell’apparato radicale.

Buona pratica diventa quindi in questa fase iniziare ad aumentare l’altezza di taglio, permettendo un maggior lavoro da parte del “laboratorio” fogliare. Alzare di una tacca l’altezza di taglio delle macchine rasaerba comporta sicuramente un beneficio per il prato.
Così come diventa particolarmente importante assecondare durante l’autunno la crescita equilibrata tra l’apparato radicale e la parte aerea. Ecco che titolo bilanciati (Master Green Autumn K 21.0.25) sono estremamente importanti in questa fase al fine di garantire lo sviluppo completo e soprattutto l’accumulo di sostanze di riserva.
Si evince da quanto finora sottolineato che l’ombra è un elemento discriminante sullo stato di salute generale delle graminacee da tappeto erboso.
Ecco che quindi i problemi di ombra vengono potenziati in questo periodo e diventano seriamente preoccupanti se non si risolvono.
A tal proposito vogliamo segnalare una semplice regoletta per aiutare tutti noi nella gestione dei prati ed è quella relativa alla necessità di ore di luce giornaliera essenziale per uno sviluppo ottimale dei tappeti erbosi.
E’ la regola definita 60/60/40.
Ma che cosa significano questi numeri strampalati buttati lì su di un foglio?
La lettura è molto semplice ed immediata.
Un’essenza da tappeto erboso (una graminacea, non una tappezzante, si badi bene) ha bisogno di almeno il 60% di ore di luce diretta (o con minimi ostacoli) durante le ore diurne. Ciò significa che se il 25 Ottobre ci sono 10 ore di luce solare (Milano, alba ore 7:53 – tramonto ore 18:21), almeno 6 ore devono avere la presenza dei raggi di sole che arrivano al terreno. Cioè il 60% che corrisponde al primo numero della formula.

Poi queste ore devono essere suddivise (sempre per raggiungere l’ottimo) in 60% di ore di luce durante la mattina e 40% di ore di luce durante il pomeriggio (ecco spiegati il secondo ed il terzo numero). Ciò significa che sono più importanti nell’accumulo dei carboidrati di riserva e nello sviluppo radicale le ore mattutine rispetto a quelle pomeridiane.
Certamente questo non vuol dire che bisogna stravolgere l’architettura del giardino presente, ma tutto ciò ci deve fornire una consapevolezza sul grado di facilità di manutenzione del prato, sulla potenziale necessità di sfoltire la vegetazione presente per far arrivare più luce, sull’esercizio dell’impianto d’irrigazione e su molte altre situazioni gestionali.
Di sicuro avremo imparato che l’ombra non è l’alleato dei prati, ma che va controllata, guidata e, per quanto possibile, ridotta.