Vi proponiamo la trasposizione scritta dell’ultima diretta Facebook del Dott. Tuberga (DENTRO UN FILO D’ERBA: la nutrizione dei tappeti erbosi: equilibrio e armonia) di cui condividiamo anche il video integrale qui sopra.
La natura. Che cos’è la natura?
Per natura s’intende il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate che presentano un ordine, che realizzano dei tipi e che si formano secondo leggi
(cfr. Enciclopedia Treccani).
Dalla definizione appena citata saltano immediatamente agli occhi quattro concetti fondamentali. La Natura è costituita da esseri viventi e da cose inanimate. La Natura presenta un ordine ben preciso, a noi può forse sembrare tutto casuale, ma così non è. In Natura si sviluppano individui (tipi). La Natura è regolata da leggi chiare ed evidenti.
Per il nostro filone d’argomenti d’interesse trasferiamo il “cosmo” esseri viventi in mondo vegetale. Da qui lo riduciamo ancora al concetto di prato e notiamo che esso è costituito da tanti individui che formano una comunità (tanti fili d’erba, tante singole piante).
E verifichiamo subito, con la semplicità delle cose più vere, quanto valga l’osservanza delle quattro regole citate prima anche per il prato, in primis il rispetto delle leggi.
I concetti base di natura secondo noi sono:
- Armonia
- Equilibrio
Non sono concetti belli (“vogliamoci tutti bene, siamo figli dei fiori”), anzi sono espressioni molto dure e delicate, dove è insito, per esempio, addirittura il concetto di morte (a modello: se ci sono troppi fili d’erba in una trasemina a file e non c’è cibo a sufficienza per tutti, la natura premia solo gli individui più forti e fa morire quelli più deboli ricreando le condizioni di equilibrio).
Quindi tutta la natura si basa su queste “leggi”. Anche un tappeto erboso. Anche la sua gestione.
Il discorso sui tappeti erbosi si complica ulteriormente perché al concetto di perpetuazione della specie prettamente naturale (desiderio di produrre seme da parte di tutti i vegetali), si uniscono le modifiche richieste dai fruitori dei giardini con le loro differenti esigenze.
Ma in ogni caso, al fine di ottimizzare qualsiasi forma di performance vitale, i concetti di armonia ed equilibrio valgono sempre. Possono spostarsi su valori differenti, possono gestire situazioni di tempo e di spazio in modalità diverse, ma sono validi sempre e comunque.
Proviamo a fare alcune brevi trasposizioni concettuali che rendono semplice ciò che si sta enunciando, con esplicito riferimento alla nutrizione: io, essere umano vivente, per vivere e vivere bene, ho bisogno di nutrirmi per compiere tutte le mie funzioni fisiologiche che sono quelle di respirare, muovermi, eliminare le sostanze di rifiuto, ecc., ma soprattutto procreare. Altrimenti la specie uomo si estingue, muore.
Le funzioni fisiologiche sono tutte collegate tra di loro. Se io ho riduzioni consistenti del mio apporto nutrizionale, perdo efficacia nella mia fecondità.
Quindi devo mangiare. E devo mangiare in modo equilibrato: inserirò nel mio corpo carboidrati (zuccheri), proteine, sali minerali grassi, vitamine, ecc. Mangerò tutte le sostanze indispensabili per la mia salute.
E lo farò in modo armonico, inserendo il giusto fabbisogno di calorie, per non cadere nell’eccesso opposto (con i medesimi risultati), secondo le mie tipologie di attività (sportivo, come mio figlio che vuole diventare un campione di basket e si allena 5 giorni su 7, o come me, che sono una “polpetta”, dove il mio massimo sforzo fisico è il tragitto casa/macchina – macchina/casa). Tutto questo avverrà anche controllando l’ambito temporale, mangiando a colazione, a pranzo, forse a merenda, e a cena, tutti i giorni. Tutti i santi giorni!
Ora, il sistema prato, è per fortuna (per come lo trattiamo) molto più gentile di noi, anche perché è formato da un insieme di situazioni ampie e sinergiche tra di loro. Il sistema prato (con la sua gestione) conta molto sull’apporto nutrizionale che possiamo offrirgli noi gestori attraverso le concimazioni, ma tiene in considerazione anche l’aiuto determinante del terreno (per fortuna!), dell’acqua e dell’atmosfera.
Altro concetto che trova piena corrispondenza in ambito lavorativo nella proposta Bottos.
Al bravo manutentore non interessa un prato bello colorato. Il professionista deve ottenere un prato sano e robusto che di conseguenza diventa bello colorato. Al bravo manutentore non interessa un tappeto erboso blu. Il professionista deve ottenere una colorazione intensa perché ha permesso ed incentivato la crescita e lo sviluppo di tutti quegli organi, come per esempio i cloroplasti, che contengono la clorofilla (pigmento verde) che svolge la fotosintesi clorofilliana con utilizzo delle radiazioni solari per produrre sostanze di riserva (zuccheri) ed energia.
Per arrivare ad ottenere perciò prati sani, belli, robusti, densi i concetti da perseguire sono quindi quelli di armonia ed equilibrio (ovviamente riferiti al comparto nutrizione, argomento che stiamo cercando di trattare).
Si arriva così al concetto di nutrizione. Che cosa mangia la pianta? Di che cosa necessita il vegetale per compiere tutte le sue funzioni vitali? Tutti questi argomenti, ripetiamo, sono ovviamente mediati, dal tipo d’impiego che si vuol fare di quello specifico tappeto erboso (non nei concetti generali, ma nelle quantità, nei consumi e nei tempi/periodi di assunzione del cibo).
Per il mondo vegetale è stata verificata la necessità di “ingerire” elementi semplici. 16 elementi essenziali (C, H, O, N, P, K, Ca, Mg, S, Fe, Mo, Cu, Mn, Cl, B, Zn) (Beard, 1973 – Turgeon 2002). 19 elementi essenziali (C, H, O, N, P, K, Ca, Mg, S, Na, Fe, Mo, Cu, Mn, Cl, B, Zn, Co, Si) (Perelli, 2009). 17 elementi essenziali + 4 “quasi” essenziali (C, H, O, N, P, K, Ca, Mg, S, Fe, Mo, Cu, Mn, Cl, B, Zn, Ni + Si, Co, Al, Va) (Guertal, 2019).
Che cosa s’intende per elemento essenziale? Si tratta semplicemente di qualche cosa della quale la pianta ha bisogno per crescere e per riprodursi (ciclo completo della vita); nient’altro può sostituirlo.
A queste nozioni si associa poi il concetto della legge del minimo. La legge del minimo per gli elementi nutritivi.

La legge di Liebig o legge del minimo è un principio di agronomia sviluppato da Sprengel nel 1828 e reso popolare in seguito da Justus von Liebig. Esso afferma che la crescita è controllata non dall’ammontare totale delle risorse naturali disponibili, ma dalla disponibilità di quella più scarsa. Questo concetto venne applicato originariamente alla coltivazione delle piante o dei raccolti: si scoprì che l’aumento delle sostanze nutrienti già abbondantemente disponibili non migliorava la crescita. Solo l’aumento della somministrazione della sostanza nutriente più carente causava un miglioramento nel fattore di crescita delle piante o dei raccolti. Per spiegare la sua legge Liebig usò l’immagine di un barile, che in seguito venne chiamato barile di Liebig. Così come la capacità di un barile con doghe di lunghezza diversa è limitata dalla doga più corta, anche la crescita di una pianta è limitata dalla sostanza nutriente in quantità minore.
Attenzione! La legge del minimo vale per qualsiasi eventuale fattore limitante lo sviluppo (e quindi non solo per gli elementi nutritivi, ma questo è argomento di trattazione magari per prossimi incontri/articoli).
Ritorniamo sugli elementi nutritivi.
Per determinare le esigenze alimentari, esistono sostanzialmente due diversi scenari possibili:
- Conoscenza perfetta di tutti gli elementi presenti nelle piante (analisi tissutale: carta d’identità del vegetale, che dice che cosa c’è realmente dentro ogni pianta)
- Conoscenza imperfetta di tutti gli elementi presenti nelle piante
Riattenzione! Si parla di analisi tissutale e non di analisi del terreno (che comunque rimane fondamentale, ma rappresenta solo una parte dell’universo tappeto erboso ed inoltre è un parametro fortemente statico).
Ed inoltre quanti elementi si esaminano? Ma soprattutto (ulteriore punto da sviluppare), come sono in relazione tra di loro? (esempio: lo Zinco ed il Manganese sono antagonisti tra di loro nell’assimilazione)
Partendo dal presupposto di una conoscenza imperfetta, la tecnologia ci permette di avere a disposizione la maggior parte, se non tutti, gli elementi essenziali per la vita delle piante.
Ma dopo la tecnologia ci va, insieme, la buona pratica di somministrazione, certamente legata a conoscenze teoriche e pratiche (esperienza) determinanti per capire le reali necessità di ogni singola situazione anche in relazione agli sviluppi pedo-climatici (esempio; è vero che mediamente i terreni italiani hanno un’abbondante dotazione di Fosforo, come se possedessero del denaro di scorta in una cassetta di sicurezza in banca. Ma è altrettanto vero che i terreni italiani hanno un Ph sub-alcalino/alcalino che rende insolubile la maggior parte del Fosforo presente nel terreno. Diventa quindi come se avessero perso la chiave della cassetta di sicurezza e nell’immediato, nel momento del bisogno, non potessero più aprirla).
E allora, io, bravo manutentore, come mi devo comportare?

Torniamo ai concetti di partenza. I tappeti erbosi sono diventati sempre più performanti in termini di caratteristiche qualitative (si taglia sempre più, basso, si calpestano sempre di più i prati, si vuole un prato “importante” sia al sole e sia all’ombra, ecc.) E nel contempo devono rispondere a riduzione dei mezzi di difesa a disposizione contro gli stress biotici (malattie, infestanti, insetti a seguito del Piano d’Azione Nazionale – cfr. date di recepimento delle Direttive europee, 2012, di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, 2014, e di attuazione, 2015).
E quindi?
La risposta è davvero molto semplice e banale. In ogni situazione devo fornire (o meglio, devo sincerarmi che ci siano sempre dentro la pianta) tutti gli elementi indispensabili nelle giuste quantità per permettere tutti i processi fisiologici nel momento opportuno (legge del minimo).
Quindi è anche bene che ci siano delle scorte nelle piante (se arrivano dei ritorni di freddo? Se ci sono periodi prolungati di siccità? Se cambio della progettazione del giardino con inserimento di una pianta ad alto fusto che provoca un ombreggiamento che prima non c’era? Ecc.).
Io professionista non posso sostenere che un elemento non serve perché è già molto presente nel terreno tout court senza fornire altre fondamentali delucidazioni. Quel composto non potrà servire, forse, nella situazione specifica che vado ad esaminare, se verifico che effettivamente lui potrà essere assorbito dalle radici nelle giuste quantità. L’esperienza dell’operatore professionale è determinante per capire questo, ma sono prima essenziali le basi scientifiche sulle quali si basa il ragionamento manutentivo. E queste riflessioni non devono essere figlie di un parametro estetico (esempio il colore), ma devono determinare questi caratteri (il colore appunto) grazie alla soddisfazione di tutte le necessità richieste dalla pianta (legge del minimo).
Le aziende perciò, a parere dello scrivente, sono moralmente obbligate a presentare sul mercato tutte le forme possibili di elementi che forniscono risposta all’espletamento dei processi fisiologici. Certo l’aspetto etico vale anche nella direzione opposta e cioè nel non tirare fuori delle bufale e/o dei prodotti falsi.
Bottos, ma non solo, è una compagnia che sta approcciando il comparto nutrizione con la completezza e l’articolazione che l’argomento e la fisiologia vegetale richiedono. Nel momento in cui si parla di necessità di Azoto in quanto elemento plastico che entra nella formazione delle proteine, della clorofilla, del DNA, ecc., certamente non si può non parlare del periodo di necessità nel tempo di tale costituente. Serve subito? Serve tra 15 giorni? Serve tra 2 mesi? Ed è necessario per 3 settimane di fila o se permane troppo diventa un rischio anche per la salute della pianta?
Ecco che allora intervengono due figure su due piani differenti: alla base si muove l’industria di produzione che studia e mette in commercio forme a cessione programmata come il POLYON o l’XCU, tipologie a lenta cessione come l’Urea Formaldeide, rilasci a pronto effetto secondo le sue differenti sfaccettature, ecc., e dall’altro l’utilizzatore professionale (a qualsiasi livello, compreso perciò anche il privato preparato) che sa riconoscere le forme proposte dal mercato e sceglie quella più opportuna, efficace e di conseguenza anche economica.
Permettetemi una nota polemica: l’ordine elencato non è stilato a caso e non va invertito…
L’esempio non è casuale. Proviamo a dare qualche spiegazione assolutamente parziale e incompleta.
Se opero in un giardino residenziale e verifico la necessità di Azoto e ho un basso budget e poco tempo a disposizione, una delle forme che mi agevola di più è senz’altro il POLYON perché presenta una durata lunga e la sua liberazione risulta essere in relazione al solo parametro temperatura (guardate che si sta affermando che il prodotto che ha il prezzo più alto è quello che costa di meno!).
Se ho un giardino ad alta fertilità (ad esempio un terreno argilloso) con buona attività microbica, forse la forma migliore a lenta cessione diventa l’Urea Formaldeide.
Se devo recuperare da stress in maniera immediata e formare subito nuovi tessuti allora posso optare per la forma ureica tramite la somministrazione fogliare oppure per la forma nitrica mediante una distribuzione granulare nel terreno.
Se voglio controllare perfettamente tutti gli apporti nutrizionali azotati, posso intervenire con la tecnica dello “spoon feeding” con somministrazioni a frequenza molto ravvicinate (da 1 ad almeno 2-3 volte/settimana).
Se ho bisogno di aiutare il terreno verso un ricondizionamento del pH su valori tendenti alla sub-acidità e nello stesso tempo necessito di Azoto, allora la forma riconosciuta come solfato ammonico è quella più interessante allo scopo.
E così via per ogni specifica situazione.
Perché lo scopo del bravo manutentore è solo uno: recuperare, se le ha perse, mantenere, se è riuscito ad ottenerle, l’armonia e l’equilibrio del prato. Perché dentro ad ogni filo d’erba ci sono tanti elementi, tutti in armonia ed equilibrio tra di loro.